Pioggia

Piove. Proprio oggi che, avendo appena terminato un gioco avevo voglia di distrarmi ripensando alle ultime battute dello stesso e magari uscire a camminare con della buona musica nelle orecchie, piove. E non quella pioggia leggera, piacevole, dove potrebbe anche essere bello correre – certo presupporrebbe che io corra, cosa assolutamente non vera – ma una pesante, che ti scivola lungo il collo e poi per tutta la schiena riempiendoti di brividi.

Piove. Mi piace la pioggia, specialmente quando sono in casa, sotto la coperta e con un the bollente appena preparato a scaldarmi le mani (o forse fatto proprio per scaldarmi le mani, poco importa): un the nero per la precisione, speziato.

Perché speziato? Ho letto il retro del libro di Roth, Pastorale Americana e credo possa essere un buon abbinamento.

Piove ed è autunno. L’autunno è la mia stagione preferita. Il caldo afoso e pesante della Pianura Padana è un ricordo ancora vivido ma non più presente, i giorni si accorciano e le giornate calde si alternano ai primi freddi e alle prime cioccolate calde, rigorosamente con panna. E poi ci sono gli alberi. Guardo la fila di alberi che si vedono dalla finestra. Le foglie, ormai, sono un insieme unico di colori: a fianco di foglie gialle ne sbucano alcune rosse, altre marroni e altre ancora che persistono in una lotta contro la stagione e l’arrivo dell’inverno, sfoggiando con orgoglio un verde intenso, quasi anacronistico.

Un soffio di vento più forte degli altri fa muovere le fronde e una decina di foglie si staccano dai rami svolazzando stancamente verso terra e andando a creare il caratteristico foliage della stagione.

Malinconia. Se la primavera è la stagione del risveglio e l’inverno della speranza per l’avvento del nuovo anno, l’autunno è quella della malinconia. Mi perdo a osservare il cielo grigio, assorto in pensieri di ricordi lontani. Un uccellino attira la mia attenzione, zampetta su un ramo e osserva il mondo, quasi pronto a spiccare il volo. Un’altra folata di vento arriva e gli fa arruffare tutte le piume. Capisce che non può stare in quel posto, che non è sicuro. Lo vedo mentre lentamente si prepara e si lancia nel vuoto. Posso sentire quel brivido che deve aver provato prima di aprire le ali, prima di trovarsi in una situazione nuova, prima di essere “libero da pericolo”. Lo guardo e mi dico che a volte dovrei essere come lui, guardare dove mi trovo con la mia vita, prendere un bel respiro e volare libero.

Il the è pronto, per oggi il volo può aspettare. Dopotutto piove. E pioverà anche domani.